STORIA

All’interno del quattrocentesco ospedale fiorentino, nella Galleria bassa  si conserva un gruppo di affreschi di varia epoca e provenienza, qui depositati dalle Gallerie fiorentine dopo l’alluvione del 1966, tra la fine di maggio e l’inizio di giugno del 1971. Un piccolo nucleo è composto da frammenti di varia provenienza, staccati dal loro contesto d’origine nel corso degli anni Cinquanta del secolo scorso; un altro, più cospicuo, è costituito da affreschi staccati in epoche diverse e già prima dell'alluvione riuniti all’interno del Cenacolo del convento di San Salvatore in Ognissanti. 

L’Inventario 1890 e quello Museo S. Marco e Cenacoli delle Gallerie fiorentine sono spesso le uniche fonti per individuare i loro contesti di appartenenza.  Oltre alle soppressioni leopoldine, napoleoniche e postunitarie, gran parte dei frammenti sono ciò il frutto di un’azione di salvataggio operata alla fine dell’Ottocento durante il riassetto urbano del centro storico al tempo di Firenze Capitale, fenomeno che investì numerosi edifici ecclesiastici, di cui resta memoria nei resoconti di Guido Carocci.  Confluiti nelle raccolte delle Gallerie fiorentine, gli affreschi furono esposti all’interno del Cenacolo Ognissanti, nell'ambito di un più ampio progetto di conversione di alcuni cenacoli monumentali, tra cui anche quelli del monastero di  Sant’Apollonia e del convento di Santa Croce in spazi espositivi. I “cenacoli-musei”, che iniziarono a raccogliere le opere provenienti dalle soppressioni ecclesiastiche, furono riuniti sotto la direzione del museo di San Marco e resi visitabili tra il 1890 e il 1893. Quello di Ognissanti aprì nel 1893 dopo vent’anni di restauri a tetti, grondaie e affreschi, ed era possibile accedervi tutti i giorni dalle 12 alle 16, previo pagamento di 25 centesimi per il biglietto di ingresso, che permetteva di visitare sei cenacoli fiorentini. Foto storiche conservate del Gabinetto fotografico delle Gallerie degli Uffizi e dell’Opificio delle Pietre dure documentano un allestimento volto a sfruttare tutto lo spazio disponibile, con gli affreschi affissi alle pareti su supporti ormai perduti o inseriti in cornici lignee.  Carocci nel 1897 commentava tale assetto sostenendo che si trattasse di una situazione provvisoria, nell’attesa di trovare una collocazione più consona per fruizione e conservazione delle opere esposte.Nell’immediato dopoguerra, Ugo Procacci, con il patrocinio della Soprintendenza fiorentina, avviò una importante campagna di recuperi e restauri, di cui diede conto a partire dal 1957 con tre mostre dedicate agli affreschi staccati presso il Forte Belvedere. Il tema in quegli anni era di urgente attualità, dopo i danni causati al patrimonio artistico dal secondo conflitto mondiale.  Particolarmente sensibile alla questione della salvaguardia degli affreschi, il mondo del restauro e della storia dell’arte dovette inoltre anche fare i conti con una nuova problematica legata all’acceleramento del degrado delle opere a causa dell’inquinamento atmosferico. Seguì un’intensa campagna di stacchi e di strappi comunemente nota come Stagione degli stacchi e che investì soprattutto il capoluogo toscano. La diretta conseguenza di questo fenomeno, oltre a una maggiore conoscenza della tecnica dell’affresco, fu la scoperta delle sinopie e del loro immediato recupero, a fronte dell’interesse suscitato negli storici dell’arte che in esse vi leggevano una maggiore freschezza disegnativa, più veloce e istintiva, da parte dell’artista. Probabilmente in questo contesto prese corpo anche l'idea di collocare gli affreschi in un museo appositamente costituito, ma l'alluvione del 1966 impose una battuta d'arresto e pose all'attenzione nuove urgenze. Come molte altre realtà fiorentine, il convento di Ognissanti non fu risparmiato dalle acque dell’Arno e dall’umidità, due fattori che causarono numerosi danni agli affreschi che vi erano conservati. Leonetto Tintori, Alfio Del Serra e Giuseppe Rosi tra il 1967 e il 1968 furono i protagonisti di una nuova stagione di restauri, nella maggior parte dei casi consistenti in nuovi stacchi e strappi e ricollocazione della pellicola pittorica su nuovi supporti. 

Dopo questi interventi, le pitture già conservate nel Cenacolo Ognissanti furono destinate nel 1971 al Museo degli Innocenti e sistemati nella Galleria bassa, al primo piano dell'edificio. 

 

Per approfondire

L. Bellosi, Il Museo dello Spedale degli Innocenti a Firenze, Firenze 1977.

S. Meloni Trkulja, La trasformazione dei cenacoli in musei, in La tradizione fiorentina dei cenacoli, a cura di C. Acidini Lachinat, R.C. Proto Pisani, Firenze 2002.

L.  Ciancabilla, Il mega-museo degli affreschi staccati di Firenze: genesi e riflessi di un progetto mai realizzato, in “Il patrimonio culturale. Studies on the Value of Culturale Heritage”, 25, 2022, pp. 541-564.

M. Sframeli, Le dimore del patrimonio. Opere delle gallerie fiorentine in deposito esterno a sedi rappresentanza e luoghi di culto, 2 voll., Firenze 2024.